Non c’è nulla di cui rallegrarsi, intendiamoci. Quando un’azienda chiude, quando si perdono posti di lavoro, quando si distrugge ricchezza, c’è solo da dolersi.
Non era cominciata bene!
Prima una mezza causa sul nome Bip, già in uso presso un’altra impresa che opera nelle TLC. Poi i difficili rapporti con i fornitori, gli obiettivi di vendita mancati, un accoglienza fredda da parte dei consumatori; un’istruttoria contro Tim, Vodafone e Wind per pratiche anticoncorrenziali ecc.
Insomma, le premesse per fare male c’erano tutte. E, come recita il detto:
quando qualcosa può andar storto, lo farà sicuramente.
220.000, i clienti “lasciati a piedi”. Utenze disabilitate anche in ingresso. Senza contare l’impossibilità di recuperare il credito residuo. Che, fatti due conti, ipotizzando 10/20 euro a SIM, ammonterebbe a 2/4 milioni di euro; soldi che verranno utilizzati per appianare i debiti (di molto superiori) del gruppo.
Questo il saluto finale che campeggia sul loro sito internet, al termine di una lunga spiegazione con la loro versione dei fatti. Spiegazione che ai clienti inferociti per i disservizi e la perdita del numero, interesserà davvero molto, immagino.
L’ultimo tweet di Bip Mobile risale a luglio 2013, o forse quelli successivi sono stai rimossi. Ma credo che ormai non ci siano più dubbi: l’operatore low cost Bip Mobile e morto e sepolto. Va anche lui ad aggiungersi ai “caduti della telefonia”, insieme ad altri nomi eccellenti…
Come dicevo all’inizio, non c’è nulla di cui rallegrarsi e nemmeno mi sento di biasimare (come hanno fatto in molti) quei clienti che cercando il risparmio ad ogni costo si sono ritrovati in questa situazione.
Il consumatore fa il suo mestiere, cerca il meglio al prezzo più conveniente per lui. Ma chi vigila sul mercato avrebbe, forse, dovuto attivarsi prima per evitare la debacle alla quale abbiamo assistito. O, quanto meno, accertarsi che il nuovo operatore avesse tutte le carte in regola per concorrere in un mercato altamente competitivo e saturo come quello della telefonia mobile italiana.
Valgono poco le recriminazioni e le accuse dell’ultima ora lanciate da Fabrizio Bona (ex Ad del gruppo, già da qualche mese passato ad Alitalia):
Situazione insostenibile, non c’erano i margini, le tariffe all’ingrosso degli altri operatori erano più alte di quelle al dettaglio
Ma che, non lo sapeva? Non aveva fatto un business plan? Non conosceva in anticipo i prezzi delle tariffe all’ingrosso che gli avrebbero praticato?
Troppe cose che non tornano in questa vicenda. E anche questo articolo di Massimo Sideri per il Corriere della Sera mette in evidenza coincidenze a dir poco anomale e il coinvolgimento di nomi già noti alle cronache per il crac della compagnia telefonica Eutelia.
E l’AGCOM nel frattempo che fa?
Ordine aumento quota MNP a Bip Mobile
Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni presieduto da Angelo M. Cardani ha adottato oggi un provvedimento con il quale si ordina a BIP Mobile e a Telogic Italy di incrementare il numero minimo di portabilità giornaliere in uscita da BIP Mobile, mantenendo il proprio numero, da 500 a 15.000 unità.
Con questo provvedimento urgente l’Autorità intende tutelare gli utenti che, rimasti senza connessione a seguito della interruzione del servizio erogato da BIP Mobile, abbiano già richiesto o intendano richiedere il trasferimento ad altro operatore, e garantire così il rapido smaltimento delle istanze in attesa e di quelle future.
Roma, 9 gennaio 2014
Questo l’ultimo comunicato AGCOM, dove si invita BIP Mobile e Telogic Italy ad incrementare il numero minimo di portabilità giornaliere in uscita da BIP Mobile.
E in queste poche righe si legge non solo un ordine di servizio teso a favorire la clientela, ma la morte prematura del primo (e forse anche ultimo) operatore mobile italiano low cost.
Al prossimo post!